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 Escursione alla Grotta del Diavolo o Grotta di Mezzogiorno del 13 marzo 2011 ::
 
  Sabato, 02 Aprile 2011 - 17:32 :: 97412 Letture

Il resoconto della escursione compiuta il 13 marzo u.s.  (continua)

E’ una nuvolosa giornata invernale, la pioggia incombe, cerchiamo di contattare uno del gruppo; manca, lo ritroveremo più avanti*. La collina è sempre verdeggiante, come le montagne circostanti e degrada verso una ampia pianura ricca di corsi d’acqua. Siamo in appennino centro meridionale, in lontananza si  scorgono delle chiazze bianche, stavolta di neve, non è strano. Gli inverni sono da noi piuttosto rigidi e non è difficile trovare sulla parte alta dei rilievi chiazze di neve sino a tarda primavera.

E’ il 13 marzo 2011 ed iniziamo a ripercorrere a ritroso nel tempo la nostra storia. Novelli Benjamin Button, ci inerpichiamo per la moderna S.P.331 in direzione Castello del Matese, attraversando in un colpo solo duemilacinquecento anni di storia. La moderna cittadina di Piedimonte Matese è sotto di noi, sulla parte alta il borgo medioevale. Sul Cila i poligonali dei Pentri rievocano il ricordo della Allifae sannitica. Attraversiamo l’abitato di Castello del Matese ed anche qui ai piedi della torre risalta la stratificazione sannitica (del basamento), medievale (della parte superiore e delle torri), indi gli abitati della nostra contemporaneità (articolo intero)

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Commenti
N° 3105 - giuseppe ha scritto::
Nov-’20
23

NUOVA MISSIONE COPERNICUS: MISURA I MARI E' cominciato il viaggio di 5 anni in- torno alla Terra del satellite Coperni- cus Sentinel-6: monitorerà l'innalza- mento dei mari, grazie a nuove tecnolo- gie radar che forniranno una topografia oceanica mai così precisa. Scopo: con- sentire alle autorità di preparare la risposta a una delle conseguenze più preoccupanti del riscaldamento globale. Con propulsione del razzo Falcon 9, pe- sa 1,2 tonnellate, lanciato dalla base Usa di Vandenberg, in California, in orbita a 1.300 Km, ogni 10 giorni for- nirà una mappatura del 95% della super- ficie oceanica non coperta dal ghiaccio Fonte RAI
N° 3108 - giuseppe ha scritto::
Nov-’20
24

La storia dell'australopiteco Lucy Era il 24 novembre 1974 quando vennero scoperti i resti di Lucy, l'ominide più noto mai ritrovato e vissuto 3,2 milioni di anni fa. La storia dell'australopiteco Lucy Bisnonna Lucy. L’aspetto che aveva Lucy, la femmina di Australopiteco, o meglio Australopithecus afarensis trovata ad Hadar, in Etiopia. Secondo alcuni studiosi è un nostro antenato diretto. L'australopiteco Lucy è la "nostra bisnonna". È l'ominide più famoso mai ritrovato e la sua scoperta - il 24 novembre 1974 - è stata fondamentale (ma non risolutiva) per disegnare l'evoluzione della nostra specie. Oggi ricorre l'anniversario della sua scoperta. Ecco la sua storia. IL RITROVAMENTO DI LUCY. Il periodo compreso tra il 1973 e il 1977 viene definito da alcuni come il periodo dell'oro della paleoantropologia. Nei giacimenti fossili della regione di Afar, nel bacino dell'Hadar, a una sessantina di chilometri da Addis Abeba in Etiopia, furono portati alla luce migliaia di frammenti fossili di ominidi vissuti 3-4 milioni di anni fa. Il 24 novembre 1974, il paleoantropologo Donald Johanson si mise a controllare un punto già analizzato in diverse occasioni senza particolare fortuna. Si accorse che c'era un fossile di un osso, probabilmente di un braccio, e si mise a scavare con cura. Nelle vicinanze la sua squadra iniziò a trovare altri frammenti, sempre più numerosi. Gli studiosi si trovarono di fronte lo scheletro più completo di un antenato umano antico di oltre 3 milioni di anni: ben 52 ossa, tra le quali le ossa degli arti, la mandibola, alcuni frammenti del cranio, costole, vertebre e soprattutto il bacino, che permise di capire che si trattava di una femmina. La sera stessa, riuniti intorno al fuoco i paleoantropologi le diedero un nome: la chiamarono Lucy, prendendo spunto da una delle canzoni che nell'accampamento venivano ascoltate di più: Lucy in the sky with diamonds, dei Beatles. Lo scheletro fossile di Lucy manca delle estremità inferiori, ma le ossa delle gambe e il bacino dimostrano che la stazione eretta era acquisita già 3,2 milioni di anni fa (è questa la datazione eretta dello scheletro): gli ominidi si muovevano quasi sempre in quella posizione, non solo per alcuni tratti. CHI ERA LUCY. «Il suo cervello era un po' più grande di quello di uno scimpanzè», dice Donald Johanson, che la scoprì. «Le ossa erano adatte all’andatura eretta. Ma aveva ancora caratteri scimmieschi: viso prognato, naso schiacciato e fronte sfuggente». Gli arti superiori erano lunghi e questo indica che, pur camminando in modo molto simile a un uomo (anzi a una donna) moderna, Lucy sapeva arrampicarsi con agilità sugli alberi. Era alta circa un metro e pesava probabilmente 25 kg. Lo spessore dello smalto dei denti, poi, indica che si nutriva prevalentemente di cibi piuttosto coriacei, probabilmente radici soprattutto. Per lei fu coniato anche il nome scientifico della specie: Australophitecus afarensis (da Afar, la zona del ritrovamento). COME MORÌ? Difficile stabilirlo data l'antichità delle ossa, ma poiché nello stesso “strato” geologico sono stati ritrovati frammenti dei corpi di almeno 13 individui diversi, qualche studioso ha azzardato l'idea che il gruppo possa essere deceduto per una improvvisa catastrofe naturale (forse un'alluvione) e che Lucy e gli altri siano la più antica testimonianza archeologica del fatto che gli antenati dell'uomo vivevano già in gruppo. Secondo alcuni ricercatori, inotre, Lucy aveva circa 18 anni quando morì. Giovanissima? non proprio: secondo i ricercatori l’aspettativa di vita degli esemplari di Australopithecus afarensis era di circa 25 anni.
N° 3114 - giuseppe ha scritto::
Dic-’20
01

"LUCY. SOGNO DI UN'EVOLUZIONE ": LA MOSTRA IN ANTEPRIMA DIGITALE Venerdì 4 dicembre (ore 11.30), sulle pagine Facebook del Mann e di Comicon, sarà in programma l'anteprima digitale della mostra «Lucy. Sogno di un'evoluzione»: l'esposizione, allestita nella Sezione Preistoria e Protostoria del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, raccoglie i lavori del grande fumettista Tanino Liberatore. All'evento online, che conferma la sinergia tra l'Archeologico e Comicon, parteciperanno, insieme all'artista, Paolo Giulierini (Direttore del Museo) e Claudio Curcio (Direttore di Comicon). L'esposizione sarà fruibile alla riapertura degli istituti culturali. Fonte: ILMATTINO.IT
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