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 Escursione alla Grotta del Diavolo o Grotta di Mezzogiorno del 13 marzo 2011 ::
 
  Sabato, 02 Aprile 2011 - 17:32 :: 96199 Letture

Il resoconto della escursione compiuta il 13 marzo u.s.  (continua)

E’ una nuvolosa giornata invernale, la pioggia incombe, cerchiamo di contattare uno del gruppo; manca, lo ritroveremo più avanti*. La collina è sempre verdeggiante, come le montagne circostanti e degrada verso una ampia pianura ricca di corsi d’acqua. Siamo in appennino centro meridionale, in lontananza si  scorgono delle chiazze bianche, stavolta di neve, non è strano. Gli inverni sono da noi piuttosto rigidi e non è difficile trovare sulla parte alta dei rilievi chiazze di neve sino a tarda primavera.

E’ il 13 marzo 2011 ed iniziamo a ripercorrere a ritroso nel tempo la nostra storia. Novelli Benjamin Button, ci inerpichiamo per la moderna S.P.331 in direzione Castello del Matese, attraversando in un colpo solo duemilacinquecento anni di storia. La moderna cittadina di Piedimonte Matese è sotto di noi, sulla parte alta il borgo medioevale. Sul Cila i poligonali dei Pentri rievocano il ricordo della Allifae sannitica. Attraversiamo l’abitato di Castello del Matese ed anche qui ai piedi della torre risalta la stratificazione sannitica (del basamento), medievale (della parte superiore e delle torri), indi gli abitati della nostra contemporaneità (articolo intero)

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Commenti
N° 3636 - giuseppe ha scritto::
Nov-’21
28

IN POLONIA SCOPERTO UN GIOIELLO DI 41.500 ANNI FA Un ciondolo d'avorio risalente a 41.500 anni fa e ritrovato nel 2010 nella grotta di Stajnia, in Polonia, è il più antico ornamento decorato emerso in Eu- rasia. Si tratta di un ciondolo decora- to con 50 puntini che disegnano una curva circolare irregolare. Un recente studio guidato da un gruppo di ricerca dell'Università di Bologna ha antedatato di duemila anni il manu- fatto. E' stato trovato con resti ani- mali e strumenti di pietra in un inse- diamento occupato sporadicamente da Ne- andertal e Sapiens. Nella grotta di Stajnia, infatti, gli archeologi avevano trovato nel 2010 un ciondolo in avorio che oggi, grazie alle ricerche compiute, si è scoperto essere il più antico ornamento decorato finora rinvenuto in Eurasia, risalente a 41.500 anni fa. La scoperta è stata riportata sulla rivista Scientific Reports ed è frutto di uno studio multidisciplinare di un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna insieme a studiosi dell’Istituto Max Planck per l’Evoluzione Umana (Germania), dall’Università di Wrocław (Polonia) e dall’Istituto di Sistematica ed Evoluzione degli Animali dell’Accademia Polacca delle Scienze. La sua scoperta è importante perché retrodata di duemila anni lo sviluppo di questo tipo di decorazione da parte dei primi Homo sapiens arrivati in Europa. “Determinare l’età esatta di questo gioiello era fondamentale per la sua attribuzione culturale e siamo entusiasti del risultato raggiunto”, afferma Sahra Talamo, coordinatrice dello studio e direttrice del laboratorio di radiocarbonio BRAVHO presso il Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Università di Bologna. “Questo studio dimostra che utilizzando i più recenti progressi del metodo del radiocarbonio è possibile ridurre al minimo la quantità di materiale da campionare e ottenere ugualmente date molto precise e con un intervallo di errore molto piccolo”. Oltre alla datazione al radiocarbonio, il ciondolo è stato analizzato anche con metodologie digitali, partendo da scansioni micro-tomografiche dei reperti. “Attraverso tecniche di modellazione 3D, i reperti sono stati ricostruiti virtualmente e il ciondolo opportunamente restaurato, permettendo al contempo di effettuare misurazioni di dettaglio e supportare la descrizione delle decorazioni”, aggiunge Stefano Benazzi co-autore dell’articolo e direttore del laboratorio di Osteoarcheologia e Paleoantropologia (BONES Lab) presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna. Fin dall’inizio della loro dispersione in Europa centrale e occidentale, risalente a circa 42.000 anni fa, i gruppi di Homo sapiens iniziarono a utilizzare l’avorio delle zanne dei mammut per realizzare ciondoli e figurine, e talvolta a decorarli con motivi geometrici. In particolare, l’allineamento di puntini appare in alcuni ornamenti rinvenuti nella Francia sud-occidentale e in alcune figurine del Giura Svevo, in Germania. La maggior parte di questi ornamenti furono tuttavia scoperti durante scavi archeologici realizzati nei primi del Novecento, quindi le loro attribuzioni cronologiche rimangono imprecise. La ricostruzione cronologica della comparsa e diffusione dell’arte mobiliare e degli ornamenti in Europa rimane ancora oggi fortemente discussa e irrisolta. L’analisi e la datazione di questo gioiello decorato consente ora di ampliare le nostre conoscenze sui tempi di comparsa di questi oggetti in Eurasia. Il ciondolo è stato rinvenuto nel 2010 nella grotta di Stajnia, in Polonia, nel corso delle indagini archeologiche dirette da Mikołaj Urbanowski (co-autore dell’articolo), insieme a ossa di animali e alcuni strumenti di pietra del Paleolitico superiore. Le tracce rinvenute indicano che la grotta fu occupata sia dai Neandertaliani che dai Sapiens, ma solo per visite sporadiche. Probabilmente è proprio durante una di queste visite, forse una spedizione di caccia nel vicino altopiano di Cracovia-Częstochowa, che il ciondolo si ruppe e fu abbandonato nella grotta: oltre 40mila anni più tardi gli archeologi lo hanno riportato alla luce. “Questo gioiello mostra la grande creatività e la straordinaria abilità manuale del gruppo di Homo Sapiens che occupava il sito: lo spessore della placca è di circa 3,7 millimetri e mostra la sorprendente precisione nell’incidere i puntini e i due fori per indossarlo”, aggiunge Wioletta Nowaczewska dell’Università di Wrocław, co-autrice dell’articolo. “Se questi segni indichino un calendario lunare o un conteggio delle prede cacciate è ancora da scoprire; tuttavia, è affascinante che decorazioni simili siano apparse in modo indipendentemente da una parte all’altra dell’Europa”, afferma Adam Nadachowski dell’Istituto di Sistematica ed Evoluzione degli Animali dell’Accademia Polacca delle Scienze, co-autore dell’articolo. Il territorio della Polonia è spesso escluso dalle ipotesi relative alla prima espansione dell’Homo sapiens in Europa, suggerendo che questa regione sia rimasta deserta per diversi millenni dopo la scomparsa dei Neandertaliani. La ricostruzione potrebbe dunque ora cambiare. “L’età del ciondolo in avorio trovato nella grotta di Stajnia finalmente dimostra che la migrazione dei Sapiens in Polonia è antica quanto quelle in Europa centrale e occidentale”, conferma Andrea Picin dell’Istituto Max Planck per l’Evoluzione Umana di Lipsia, co-autore dell’articolo. “Questo importante risultato cambierà le nostre prospettive sull’adattabilità di questi primi gruppi di Sapiens e metterà in discussione il modello monocentrico di diffusione dell’innovazione artistica nell’Aurignaziano”. Ulteriori analisi dettagliate sulle collezioni dell’avorio rinvenuti nella grotta di Stajnia e in altri siti in Polonia sono attualmente in corso. “Oggi come oggi, se vogliamo risolvere seriamente il dibattito di quando cominciò la produzione di ornamenti e dell’arte mobile nei gruppi del Paleolitico, dobbiamo datare direttamente questi oggetti con il radiocarbonio, specialmente quelli ritrovati durante vecchi scavi o in sequenze stratigrafiche complesse”, conclude la professoressa Talamo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports con il titolo A 41,500 year‑old decorated ivory pendant from Stajnia Cave (Poland). Per l’Università di Bologna hanno partecipato Sahra Talamo, Silvia Cercatillo e Dragana Paleček del Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” insieme a Stefano Benazzi e Antonino Vazzana del Dipartimento di Beni Culturali. Hanno partecipato inoltre dell’Istituto Max Planck per l’Evoluzione Umana (Germania), dall’Università di Wrocław (Polonia) e dall’Istituto di Sistematica ed Evoluzione degli Animali dell’Accademia Polacca delle Scienze. Fonte Finestre sull'arte e RAI
N° 3641 - giuseppe ha scritto::
Dic-’21
03

SCOPERTO IN FRIULI UN INTERO BRANCO DI DINOSAURI Un branco di dinosauri perfettamente conservati, scoperto in un sito archeologico in prossimità di Trieste, aiuta a riscrivere una storia di milioni di anni fa. Per la prima volta in Italia sono stati rinvenuti e portati alla luce numerosi scheletri di dinosauri in perfetto stato di conservazione. Il ritrovamento è avvenuto in prossimità dell'area archeologica del Villaggio del Pescatore, nel comune di Duino-Aurisina, a pochi chilometri da Trieste. "Questi straordinari scheletri appartengono alla specie Tethyshadros insularis, un dinosauro erbivoro, e rappresentano i più grandi e completi fossili di dinosauro mai rinvenuti in Italia", si legge nella presentazione dello studio pubblicato su Scientific Reports (Nature), dove vengono descritti alcuni degli esemplari meglio conservati tra quelli rinvenuti, in particolare quello di un dinosauro soprannominato Bruno. Complessivamente sono stati individuati almeno 7 esemplari, ma non si esclude che possano essere anche undici. E i dinosauri non sono gli unici animali fossili recuperati in quello che viene definito un vero e proprio giacimento: pesci, coccodrilli, rettili marini e persino piccoli crostacei hanno permesso di ricostruire una straordinaria immagine di questo antico ecosistema che non sembra avere eguali al mondo. Oggi molti di questi reperti possono essere ammirati al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, concessi in deposito da parte del Ministero della Cultura. STORIA DA RIVEDERE. Lo studio mette in discussione alcune ipotesi sorte negli anni scorsi, quando si pensava che l'area che oggi è il Villaggio del Pescatore fosse un'isola nel mezzo dell'oceano Tetide. Queste ipotesi erano supportate dal fatto che le piccole dimensioni del primo dinosauro rinvenuto (soprannominato Antonio) fossero la conseguenza degli adattamenti di una specie nana, adattata per sopravvivere in un'area relativamente piccola come si ipotizzava fosse l'isola. In altre parole, si riteneva fosse un accorgimento evolutivo per sopravvivere alle scarse risorse ambientali delle piccole isole. Ma ora il nuovo studio fa ripensare a tutto ciò: la recente scoperta fa supporre che Antonio non fosse un adulto, ma un esemplare giovane di Tethyshadros, mentre Bruno, più grande e di proporzioni più massicce fosse un individuo già adulto, anche se la struttura ossea, analizzata dai ricercatori, ha mostrato che quell'individuo avrebbe potuto crescere ancora, al momento della morte. NUOVE RICOSTRUZIONI AMBIENTALI. I dati geologici hanno anche aiutato a ridefinire l'età di questi dinosauri: sembra che vissero circa 80 milioni di anni fa, ossia 10 milioni di anni prima di quanto si ritenesse fino a oggi. Nel Cretaceo l'area rappresentata oggi dal Villaggio del Pescatore si affacciava sulla Tetide ed era connessa con l'Europa occidentale e l'Asia. Questo significa che l'antica area Mediterranea non era caratterizzata solo da isole, ma anche da ampie zone emerse che rappresentavano vie migratorie per i grandi animali terrestri, come i dinosauri. Quanto scoperto, dunque, non è importante solo per gli eccezionali ritrovamenti, ma ha un ruolo rilevante nella verifica di importanti ipotesi scientifiche su questi affascinanti animali del passato e sulla ricostruzione degli ambienti in cui vivevano. FONTE FOCUS
N° 3649 - giuseppe ha scritto::
Dic-’21
08

RUSSIA, TURISTI GIAPPONESI NELLO SPAZIO Russia invia due turisti sulla Iss Un razzo russo manderä un miliardario giapponese sulla Stazione Spaziale Internazionale con la navicella Soyuz. Mosca ritorna cosß al turismo spaziale dopo una pausa decennale che ha visto l'aumento della concorrenza da parte di societä private Usa.Il magnate della moda online Yusaku Maezawa e il suo assistente Yozo Hirano partiranno dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan. Il viaggio a bordo della navicella Soyuz,pilotata dal cosmonauta Alexander Misurkin, durerä poco pi° di sei ore. I turisti giapponesi trascorreranno 12 giorni sulla stazione Iss. Fonte RAI
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