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Prossimo Evento - MONTE CASTELLONE LA COLLA domenica 23 NOVEMBRE :: |
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Sabato, 05 Maggio 2012 - 18:10 :: 25067 Letture
Nota: MONTE CASTELLONE LA COLLA, 23 NOVEMBRE 2025
Tra cinte sannitiche e ricordi ANNIBALICI
Partenza dal Largo Brecci di Piedimonte Matese, ore 08.00, in direzione PONTELATONE -CAMIGLIANO. Attraversata la piana alifana, lambiremo Dragoni (il cui castello eleva sui resti delle mura sannitiche di Cubulteria), Caiazzo (ove insistono le vestigia dell’antica Caiatia) e Piana di Monte Verna con le mura del Santa Croce, per giungere dopo 54 Km. e 46 min., ai piedi del Monte Castellone, poco a Nord dei paesi di Bellona e Camigliano. Siamo ai confini tra l’areale di Trebula (al ritorno costeggeremo le vestigia dell’antica T. Balliensis o Baliniensis) e l’agro caleno, in collegamento visivo con l’insediamento del Monte Santa Croce, che ha avuto una importante funzione nell’organizzazione difensiva dei Sanniti essendo collegato con gli insediamenti di Caiazzo, Monte Alifano, Castel Morrone ed il Monte Castellone-La Colla*, assicurando un perfetto controllo delle vie che accedevano ai loro territori attraverso la piana del Volturno. Pure dirette dipendenze del Santa Croce erano le cinte fortificate di Monte Caruso e di Monte Pizzola, già oggetto di ns. uscite e possibili estensioni odierne. Due valichi permettevano di congiungere l'agro campano con quello alifano: il primo, attraverso Pontelatone, Treglia, Liberi e Maiorano di Monte conduceva a Dragoni; il secondo, dopo aver sormontato il massiccio sotto la rocca dominata dall'antica Caiatia, scende con più gradualità ugualmente a Dragoni, attraverso l'agro di Alvignano (antica Cubulteria). Ricordiamo l’importanza del valico di Strangolagalli sin dall’età arcaica, come testimonia la presenza di una necropoli in località Masseria Gioietta. La Trebula sannitica, quindi, sorse come centro strategico di difesa del primo valico ed aveva un territorio che confinava con quelli di Capua, Cales, Teanum, Cubulteria e Caiatia. L’obiettivo era costituire un punto di osservazione dello stretto valico che congiungeva la pianura di Capua, in territorio campano, con quella di Alife, in territorio sannitico. Al fulcro della difesa dell'intero agro, Trebula, facevano capo almeno altri 2 minori nuclei fortificati, una sorta di fortezze satelliti che assicuravano un controllo del territorio a 360 gradi, il Monte Castello di Treglia ed appunto il fortilizio di Monte Castellone.
L'altura di M. Castellone (detto anche La Colla), raggiungibile da una antica strada, è ubicata sull'estrema propaggine dei monti Trebulani e domina la pianura di Bellona e di Camigliano (campo Stellate tra Cales e Capua) e l'angusto valico che si apre tra il monte stesso e il monte Grande, che vi si erge di fronte. Sul Monte Castellone è presente una piccola cinta fortificata in cui si aprono due porte ed una postierla di accesso (vedi figura fornita da D. Caiazza). Lungo l'asse longitudinale la struttura muraria misura circa 140 metri, mentre lungo l'asse trasversale misura circa 25 - 30 metri a chiudere un perimetro di circa 4.000 metri quadrati al cui interno è una piccola area pure delimitata da mura. La struttura, in opera poligonale con blocchi calcarei di pezzatura medio grande e proporzioni minori rispetto a quelli della cinta trebulana, seppur di tecnica sostanzialmente identica, si eleva per poco più di 1,50 m. Il fortilizio di Castellone costituiva un punto strategico di osservazione: si trovava al confine tra Sannio e Campania ed aveva la funzione di controllare ogni possibile minaccia che fosse diretta dalla Campania verso il territorio dei Sanniti che avevano certamente frequenti contatti sia con la Capua etrusca che col mondo greco, stante la vicinanza. G. Renda identifica il Monte Castellone col Callicula mons presso cui Annibale sarebbe passato per scendere nell’agro Falerno evitando l’esercito romano.
A proposito di romani: ai piedi di Castellone La Colla, sul lato ovest della collina di Monticello, in località Ceraverecce di Pontelatone un complesso di strutture pertinenti ad una villa ed una serie di fornaci (ad oriente un monumento funerario di età repubblicana in loc. Masseria Chiavica), come pure fornaci in loc. Funari e rilevanti ville rustiche dell’area fanno ritenere che l’attuale divisione agraria della zona fosse preceduta da un analogo assetto in antico. A completare il quadro si ricordano, sui rilievi circostanti, altri punti di avvistamento e di controllo del territorio, a preve nire le mosse di eventuali assalitori, soprattutto dopo la deduzione di una colonia romana a Cales (Morretiello, monte Castello e monte S. Erasmo, Nizzola, Fallano, Costa Monte Grande). Queste rocche in rari casi, e probabilmente Trebula nel suo periodo più antico, ospitavano insediamenti abitativi, una sorta di urbs, come la Sepino sannitica e Monte Vairano.
Ritorno nel pomeriggio dopo colazione al sacco. L’escursione è a carattere RICOGNITIVO e potrebbe presentare difficoltà legate allo stato dei luoghi (vegetazione). Consigliato abbigliamento comodo ed adatto.
Adesioni entro il 20 Novembre contattando www.cuoresannita.it; Cuore Sannita Facebook oppure Antonio 3683860644 – Michele 3487903481. Spostamenti auto propria.
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PROSSIMO EVENTO, DOMANI 2 Novembre: ENEA e LAVINIUM, LANUVIO e COLLI ALBANI, in viaggio nelle terre dei Latini (con G.E.M.) Programma: appuntamento in Largo Don Bosco di Piedimonte Matese con partenza alle ore 7.00 ed arrivo a LANUVIO intorno alle ore 9.00. Antico centro dei Latini ospita il Museo Diffuso di Lanuvio costituito da più sedi delle quali sarà possibile visitare: La Torre medievale Il Cantinone o Segrete di Palazzo Colonna La sala della Stipe di Pantanacci. Raccoglie i materiali provenienti dalla località sita tra Lanuvio e Genzano (RM) ove insiste un esteso costone tufaceo al cui interno si cela una cavità naturale, antro utilizzato come deposito per le offerte a Giunone, divinità dai poteri taumaturgici e legati alla fertilità. Il sito sembra essere collegato, attraverso una fitta rete di spelonche e cunicoli, al vicino santuario dedicato alla dea. Il Santuario ed il Tempio di Giunone Sospita (“propizia”), divinità solitamente rappresentata con pelle di capra sul capo, lancia in mano ed accompagnata da una serpe. Il Tempio, edificato sull’acropoli verso la fine del IV sec. a. C., presentava un portico a due piani con volte rivestite da pregiati mosaici, con in fondo una stretta entrata che conduceva ad una serie di cunicoli sotterranei dove, si suppone fosse la grotta del serpente sacro. Curiosità: In primavera si svolgeva un rito propiziatorio del raccolto durante il quale un gruppo di fanciulle vergini offriva focacce ad un grosso serpente che si trovava nei sotterranei. Se il dono veniva accettato i raccolti erano fruttuosi, viceversa una fanciulla impura, cioè che aveva perduto la verginità, veniva sacrificata per scongiurare la carestia. Ad ALBANO Laziale, che deriva il nome dalla villa costruita ad Alba da Domiziano, l’anfiteatro Severiano, il cisternone ipogeo, la tomba degli Orazi e dei Curiazi, le mura e le porte dei Castra Albana, la chiesa medievale di S. Maria (ricavata da un ninfeo di età romana), la chiesa di San Pietro (costruita sulle terme costruite da Caracalla, oggi quartiere Cellomaio), la cattedrale di San Pancrazio (su chiesa costruita da Costantino), le rovine romane di Villa Doria (su villa romana). Interessante il Museo Civico. Siamo nell’area dei colli Albani a poca distanza da Nemi ove è l’area sacra a Diana Nemorense, e dal santuario di Iuppiter Latiaris sul monte Cavo ove si radunavano le popolazioni della Lega Latina per celebrare le Feriae Latinae, feste religiose dedicate a Iuppiter Latiaris, al quale veniva sacrificato un toro bianco (luogo ove si ipotizza fosse Alba Longa, appunto allungata sul colle Albano. Da altri collocata a Rocca di Papa, Marino o Castel Gandolfo) sede dei sacrifici del fondatore Ascanio, di cui restano scarse tracce dei blocchi perimetrali oltre alla via SACRA lastricata che diramava dalla Via Latina (percorso per i più intrepidi). I colli Albani rimandano ad Albalonga, ai miti fondativi di Roma, ai Latini, ad ENEA ed al luogo del suo approdo a Lavinium (oggi Pratica di Mare) dalla sposa Lavinia, figlia del re Latino. Possibile estensione ad Anzio, colonia latina dal 476 a.C., per ammirare il Teatro di Antium con resti di scena ed orchestra, la cisterna e la Villa di Nerone, sorta in riva al mare su una struttura di età repubblicana, ricostruita in età augustea ed ampliata in età neroniana. Ritorno in serata, con partenza alle 17.00, dopo colazione al sacco. L’escursione sarà perlopiù a carattere turistico. Consigliato, in ogni caso, abbigliamento comodo. Adesioni contattando www.cuoresannita.it; Cuore Sannita Facebook oppure Antonio 3683860644 - Michele 3487903481 Biglietti di ingresso, guide, spese di trasporto sono a carico dei partecipanti. In caso di rilevante numero di partecipanti è prevista la possibilità di effettuare le escursioni in autobus o minibus. Pertanto è gradita, per esigenze organizzative, una prenotazione entro il termine ultimo del 27 Ottobre
PROSSIMO EVENTO: MONTE CASTELLONE LA COLLA, 23 NOVEMBRE 2025 Tra cinte sannitiche e ricordi ANNIBALICI Partenza dal Largo Brecci di Piedimonte Matese, ore 08.00, in direzione Pontelatone-Camigliano. Attraversata la piana alifana, lambiremo Dragoni (il cui castello eleva sui resti delle mura sannitiche di Cubulteria), Caiazzo (ove insistono le vestigia dell’antica Caiatia) e Piana di Monte Verna con le mura del Santa Croce, per giungere dopo 54 Km. e 46 min., ai piedi del Monte Castellone, poco a Nord dei paesi di Bellona e Camigliano. Siamo ai confini tra l’areale di Trebula (al ritorno costeggeremo le vestigia dell’antica T. Balliensis o Baliniensis) e l’agro caleno, in collegamento visivo con l’insediamento del Monte Santa Croce, che ha avuto una importante funzione nell’organizzazione difensiva dei Sanniti essendo collegato con gli insediamenti di Caiazzo, Monte Alifano, Castel Morrone ed il Monte Castellone-La Colla*, assicurando un perfetto controllo delle vie che accedevano ai loro territori attraverso la piana del Volturno. Pure dirette dipendenze del Santa Croce erano le cinte fortificate di Monte Caruso e di Monte Pizzola, già oggetto di ns. uscite e possibili estensioni odierne. Due valichi permettevano di congiungere l'agro campano con quello alifano: il primo, attraverso Pontelatone, Treglia, Liberi e Maiorano di Monte conduceva a Dragoni; il secondo, dopo aver sormontato il massiccio sotto la rocca dominata dall'antica Caiatia, scende con più gradualità ugualmente a Dragoni, attraverso l'agro di Alvignano (antica Cubulteria). Ricordiamo l’importanza del valico di Strangolagalli sin dall’età arcaica, come testimonia la presenza di una necropoli in località Masseria Gioietta. La Trebula sannitica, quindi, sorse come centro strategico di difesa del primo valico ed aveva un territorio che confinava con quelli di Capua, Cales, Teanum, Cubulteria e Caiatia. L’obiettivo era costituire un punto di osservazione dello stretto valico che congiungeva la pianura di Capua, in territorio campano, con quella di Alife, in territorio sannitico. Al fulcro della difesa dell'intero agro, Trebula, facevano capo almeno altri 2 minori nuclei fortificati, una sorta di fortezze satelliti che assicuravano un controllo del territorio a 360 gradi, il Monte Castello di Treglia ed appunto il fortilizio di Monte Castellone. L'altura di M. Castellone (detto anche La Colla), raggiungibile da una antica strada, è ubicata sull'estrema propaggine dei monti Trebulani e domina la pianura di Bellona e di Camigliano (campo Stellate tra Cales e Capua) e l'angusto valico che si apre tra il monte stesso e il monte Grande, che vi si erge di fronte. Sul Monte Castellone è presente una piccola cinta fortificata in cui si aprono due porte ed una postierla di accesso (vedi figura fornita da D. Caiazza). Lungo l'asse longitudinale la struttura muraria misura circa 140 metri, mentre lungo l'asse trasversale misura circa 25 - 30 metri a chiudere un perimetro di circa 4.000 metri quadrati al cui interno è una piccola area pure delimitata da mura. La struttura, in opera poligonale con blocchi calcarei di pezzatura medio grande e proporzioni minori rispetto a quelli della cinta trebulana, seppur di tecnica sostanzialmente identica, si eleva per poco più di 1,50 m. Il fortilizio di Castellone costituiva un punto strategico di osservazione: si trovava al confine tra Sannio e Campania ed aveva la funzione di controllare ogni possibile minaccia che fosse diretta dalla Campania verso il territorio dei Sanniti che avevano certamente frequenti contatti sia con la Capua etrusca che col mondo greco, stante la vicinanza. G. Renda identifica il Monte Castellone col Callicula mons presso cui Annibale sarebbe passato per scendere nell’agro Falerno evitando l’esercito romano. A proposito di romani: ai piedi di Castellone La Colla, sul lato ovest della collina di Monticello, in località Ceraverecce di Pontelatone un complesso di strutture pertinenti ad una villa ed una serie di fornaci (ad oriente un monumento funerario di età repubblicana in loc. Masseria Chiavica), come pure fornaci in loc. Funari e rilevanti ville rustiche dell’area fanno ritenere che l’attuale divisione agraria della zona fosse preceduta da un analogo assetto in antico. A completare il quadro si ricordano, sui rilievi circostanti, altri punti di avvistamento e di controllo del territorio, a preve nire le mosse di eventuali assalitori, soprattutto dopo la deduzione di una colonia romana a Cales (Morretiello, monte Castello e monte S. Erasmo, Nizzola, Fallano, Costa Monte Grande). Queste rocche in rari casi, e probabilmente Trebula nel suo periodo più antico, ospitavano insediamenti abitativi, una sorta di urbs, come la Sepino sannitica e Monte Vairano. Ritorno nel pomeriggio dopo colazione al sacco. L’escursione è a carattere RICOGNITIVO e potrebbe presentare difficoltà legate allo stato dei luoghi (vegetazione). Consigliato abbigliamento comodo ed adatto. Adesioni entro il 20 Novembre contattando www.cuoresannita.it; Cuore Sannita Facebook oppure Antonio 3683860644 – Michele 3487903481. Spostamenti auto propria.
PROSSIMO EVENTO: MONTE CASTELLONE LA COLLA, 23 NOVEMBRE 2025 Tra cinte sannitiche e ricordi ANNIBALICI Partenza dal Largo Brecci di Piedimonte Matese, ore 08.00, in direzione Pontelatone-Camigliano. Attraversata la piana alifana, lambiremo Dragoni (il cui castello eleva sui resti delle mura sannitiche di Cubulteria), Caiazzo (ove insistono le vestigia dell’antica Caiatia) e Piana di Monte Verna con le mura del Santa Croce, per giungere dopo 54 Km. e 46 min., ai piedi del Monte Castellone, poco a Nord dei paesi di Bellona e Camigliano. Siamo ai confini tra l’areale di Trebula (al ritorno costeggeremo le vestigia dell’antica T. Balliensis o Baliniensis) e l’agro caleno, in collegamento visivo con l’insediamento del Monte Santa Croce, che ha avuto una importante funzione nell’organizzazione difensiva dei Sanniti essendo collegato con gli insediamenti di Caiazzo, Monte Alifano, Castel Morrone ed il Monte Castellone-La Colla*, assicurando un perfetto controllo delle vie che accedevano ai loro territori attraverso la piana del Volturno. Pure dirette dipendenze del Santa Croce erano le cinte fortificate di Monte Caruso e di Monte Pizzola, già oggetto di ns. uscite e possibili estensioni odierne. Due valichi permettevano di congiungere l'agro campano con quello alifano: il primo, attraverso Pontelatone, Treglia, Liberi e Maiorano di Monte conduceva a Dragoni; il secondo, dopo aver sormontato il massiccio sotto la rocca dominata dall'antica Caiatia, scende con più gradualità ugualmente a Dragoni, attraverso l'agro di Alvignano (antica Cubulteria). Ricordiamo l’importanza del valico di Strangolagalli sin dall’età arcaica, come testimonia la presenza di una necropoli in località Masseria Gioietta. La Trebula sannitica, quindi, sorse come centro strategico di difesa del primo valico ed aveva un territorio che confinava con quelli di Capua, Cales, Teanum, Cubulteria e Caiatia. L’obiettivo era costituire un punto di osservazione dello stretto valico che congiungeva la pianura di Capua, in territorio campano, con quella di Alife, in territorio sannitico. Al fulcro della difesa dell'intero agro, Trebula, facevano capo almeno altri 2 minori nuclei fortificati, una sorta di fortezze satelliti che assicuravano un controllo del territorio a 360 gradi, il Monte Castello di Treglia ed appunto il fortilizio di Monte Castellone. L'altura di M. Castellone (detto anche La Colla), raggiungibile da una antica strada, è ubicata sull'estrema propaggine dei monti Trebulani e domina la pianura di Bellona e di Camigliano (campo Stellate tra Cales e Capua) e l'angusto valico che si apre tra il monte stesso e il monte Grande, che vi si erge di fronte. Sul Monte Castellone è presente una piccola cinta fortificata in cui si aprono due porte ed una postierla di accesso (vedi figura fornita da D. Caiazza). Lungo l'asse longitudinale la struttura muraria misura circa 140 metri, mentre lungo l'asse trasversale misura circa 25 - 30 metri a chiudere un perimetro di circa 4.000 metri quadrati al cui interno è una piccola area pure delimitata da mura. La struttura, in opera poligonale con blocchi calcarei di pezzatura medio grande e proporzioni minori rispetto a quelli della cinta trebulana, seppur di tecnica sostanzialmente identica, si eleva per poco più di 1,50 m. Il fortilizio di Castellone costituiva un punto strategico di osservazione: si trovava al confine tra Sannio e Campania ed aveva la funzione di controllare ogni possibile minaccia che fosse diretta dalla Campania verso il territorio dei Sanniti che avevano certamente frequenti contatti sia con la Capua etrusca che col mondo greco, stante la vicinanza. G. Renda identifica il Monte Castellone col Callicula mons presso cui Annibale sarebbe passato per scendere nell’agro Falerno evitando l’esercito romano. A proposito di romani: ai piedi di Castellone La Colla, sul lato ovest della collina di Monticello, in località Ceraverecce di Pontelatone un complesso di strutture pertinenti ad una villa ed una serie di fornaci (ad oriente un monumento funerario di età repubblicana in loc. Masseria Chiavica), come pure fornaci in loc. Funari e rilevanti ville rustiche dell’area fanno ritenere che l’attuale divisione agraria della zona fosse preceduta da un analogo assetto in antico. A completare il quadro si ricordano, sui rilievi circostanti, altri punti di avvistamento e di controllo del territorio, a preve nire le mosse di eventuali assalitori, soprattutto dopo la deduzione di una colonia romana a Cales (Morretiello, monte Castello e monte S. Erasmo, Nizzola, Fallano, Costa Monte Grande). Queste rocche in rari casi, e probabilmente Trebula nel suo periodo più antico, ospitavano insediamenti abitativi, una sorta di urbs, come la Sepino sannitica e Monte Vairano. Ritorno nel pomeriggio dopo colazione al sacco. L’escursione è a carattere RICOGNITIVO e potrebbe presentare difficoltà legate allo stato dei luoghi (vegetazione). Consigliato abbigliamento comodo ed adatto. Adesioni entro il 20 Novembre contattando www.cuoresannita.it; Cuore Sannita Facebook oppure Antonio 3683860644 – Michele 3487903481. Spostamenti auto propria.
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