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 Cuore Sannita ::
 
  Sabato, 15 Gennaio 2011 - 16:10 :: 12918 Letture


 

Associazione Culturale Cuore Sannita.





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Commenti
N° 3282 - giuseppe ha scritto::
Apr-’21
08

8 APRILE 1820, SCOPERTA LA VENERE DI MILO Oggi, 201 anni fa, veniva scoperta la Venere di Milo. Non soltanto una delle più celebri sculture della civiltà greca, per molti incarna l'ideale classico dell'eleganza e della sensualità femminile. Nel Settecento gli scritti dell’intellettuale tedesco Johann Joachim Winckelmann contribuirono a diffondere in Europa il neoclassicismo, la tendenza culturale che ribadì come il concetto di “buon gusto” avesse avuto origine in Grecia con l’arte classica, la quale doveva essere quindi ripresa nella modernità. Il neoclassicismo ispirò sovrani, città e grandi artisti come Antonio Canova e Jacques-Louis David, ma non solo. La visione di Winckelmann ridiede importanza allo studio della storia dell’arte intesa non solo come studio statico delle opere, ma come analisi più ampia della loro ciclicità, dalla creazione alla decadenza. La diffusione del neoclassicismo interessò ampi strati della popolazione europea. Fu quindi anche grazie al contesto culturale di quegli anni che l’8 aprile 1820 un giovane ufficiale di marina francese, VOUTIER, appassionato d’arte, scoprì una delle statue più famose al mondo: l’Afrodite in marmo pario del II secolo a.C. oggi conosciuta in tutto il mondo come la Venere di Milo, ideale classico dell’immagine femminile. Arrivato a Milo, Voutier ne approfittò per condurre degli scavi con l’aiuto di due marinai, come riportò nelle lettere che scrisse in quei giorni iniziando nei pressi del teatro antico, dove trovò subito alcuni reperti. Cambiò zona e capitò in un campo dove si trovava il vero scopritore, un contadino del posto che stava scavando attorno a un muro. Il contadino si chiamava YORGOS KENTROTAS e aveva trovato il busto di una statua in marmo raffigurante una donna non vestita, in buono stato ma senza entrambe le braccia. Kentrotas stava ricavando pietre dai resti di un muro mezzo sepolto. Aveva trovato il busto dentro una nicchia, ma senza darci importanza lo aveva rimesso a terra. Voutier se ne interessò e gli diede qualcosa in cambio per continuare a scavare lì attorno. Insieme trovarono le gambe velate, ossia la più grossa parte mancante della statua, un pezzo laterale di busto che la faceva stare eretta, una mano che porgeva una mela, un braccio malridotto e due busti marmorei (di origine tuttora sconosciuta). La statua fu quindi ricomposta e vista meglio. La Venere di Milo, la più famosa statua classica arrivata fino ai nostri giorni, era stata scoperta ed il contadino chiese in cambio un prezzo irrisorio, l’equivalente di un buon asino. Vari interventi successivi, d’Urville, il conte di Marcellus, un delegato del dragomanno che stava cercando di farla imbarcare su una nave russa dopo averla comprata pagando a Kentrotas l’equivalente di 750 franchi complicarono la situazione finchè il 23 maggio 1820 la statua fu comprata per conto del console francese di Costantinopoli per 750 franchi più un terzo come “risarcimento” per giungere Tolone e poi Parigi nel febbraio del 1821. Una volta arrivata a destinazione, i pezzi di marmo e l’assenza di attributi resero molto complicata l’identificazione e quindi i lavori di restauro. A Costantinopoli, in uno dei sacchi di reperti arrivati con la statua, era stata trovata un’incisione con il nome del probabile autore, Alessandro di Antiochia. Quel ritrovamento risolse parzialmente la prima questione, ma tutte le altre rimasero aperte, e lo sono tuttora. L’opera è universalmente riconosciuta come il ritratto scultoreo di Afrodite per come è stata raffigurata: mezza nuda, con curve sensuali e marcatamente femminili, e per la sua somiglianza iconografica con altre due famose statue, la Venere di Arles e l’Afrodite di Capua. Ma le braccia mancanti avrebbero potuto porgere una mela, un arco o un anfora, oggetti che identificherebbero altre tre divinità. Secondo un’altra teoria, potrebbe essere invece Anfitrite, divinità venerata a Milo. Fonte RAI
N° 3285 - giuseppe ha scritto::
Apr-’21
09

EGITTO, CITTA' D'ORO DI 3000 ANNI FA Annunciata in Egitto la scoperta di quello che viene descritto come il più grande insediamento urbano mai rinvenu- to nel paese.Si tratta del ritrovamento più importante dopo quello della tomba di Tutankhamon. Come riporta la pagina Facebook del mi- nistero delle Antichità egiziano, si tratta di una "città d'oro perduta" di quasi 3.000 anni fa e il ritrovamento è stato fatto da una missione guidata dall'archeologo-star egiziano Zahi Hawass sulla sponda ovest del Nilo nel- la zona di Luxor, nel sud dell'Egitto. Fonte RAI
N° 3700 - giuseppe ha scritto::
Gen-’22
01

Le 10 più interessanti scoperte archeologiche del 2021 Anche il 2021 è stato un anno di scoperte archeologiche, in tutto il mondo. Quali sono state le più interessanti, le più importanti, le più discusse, le più emozionanti? Eccone dieci, in rigoroso ordine cronologico. 1. Gennaio. Il cinghiale dipinto in una grotta dell’Indonesia Si comincia l’anno dall’arte rupestre con una scoperta che arriva dall’Indonesia, dove già alla fine del 2019 erano state rinvenute alcune scene di caccia considerate le più antiche al mondo nel loro genere, databili a circa 44.000 anni fa. A Sulawesi sono stati ritrovati due animali dipinti della specie cinghiale di Celebes (Sus celebensis) uno dei quali è stato datato a 45.500 anni fa. Il suino è stato rinvenuto nella grotta di Leang Tedongnge (una caverna situata in un’area impervia di Sulawesi, raggiungibile soltanto nella stagione secca e dopo una lunga camminata tra le montagne, nel mezzo della foresta pluviale): realizzato con pigmento ocra, si trova in uno stato di conservazione discreto. 2. Gennaio. Una nave romana piena di anfore nei mari della Grecia Tra settembre e ottobre 2020 (ma la notizia è stata diffusa dal Ministero della Cultura della Grecia solo il 19 gennaio del 2021) un team di archeologi dell’Eforato delle Antichità Marine (un omologo della nostra Soprintendenza del Patrimonio Subacqueo) ha rinvenuto, nel mare attorno all’isola di Caso (nell’Egeo meridionale, tra Creta e Rodi) un relitto di epoca romana carico di anfore. La scoperta è emersa nell’ambito di una campagna che si è concentrata proprio attorno all’isola di Caso (Kasos in greco) e ha portato alla scoperta di altri tre relitti in tutto, di epoche diverse, il più antico dei quali risale al V secolo a.C.: si tratta di altre navi che trasportavano anfore, ma quella più interessante è la nave romana del II-III secolo. Leggi qui la storia completa. 3. Febbraio. Due ricche domus romane a Nîmes, Francia In Francia, l’Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (INRAP, Istituto Nazionale di Ricerche di Archeologia Preventiva) ha fatto un’importante scoperta a Nîmes, in Occitania: nel centro storico della città, nel quartiere che corrisponde al forum dell’antica Nemausus (questo il nome di Nîmes in età romana), a circa cento metri dalla Maison carrée (simbolo dell’antica città), sono state rinvenute due ricche domus di età imperiale. In una è stato ritrovato anche un prezioso pavimento in opus sectile. Leggi qui la storia completa. 4. Marzo. La testa di statua stele in Lunigiana Uno straordinario ritrovamento archeologico in provincia di Massa e Carrara. A Pontremoli, nei pressi del monte Galletto è stata infatti ritrovata una testa di statua stele in ottimo stato di conservazione. A scoprirla un cittadino di Carrara di origini pontremolesi, Paolo Pigorini, che aveva notato una roccia dalla forma bizzarra, lasciata da un contadino ai margini di un orto insieme a un mucchio di pietre risultati dalla preparazione di un terreno per l’aratura. Pigorini avrebbe raccolto la pietra e, riconosciuto che si trattava della testa di una statua stele, l’ha consegnata al direttore del Museo delle Statue Stele di Pontremoli, Angelo Ghiretti, che ha riconosciuto l’opera come un autentico reperto risalente all’età del rame, e ha avvisato la funzionaria della soprintendenza, Marta Colombo, e il sindaco di Pontremoli, Lucia Baracchini. Leggi qui la storia completa. 5. Marzo. Il monastero cristiano più antico dell’Egitto Una missione archeologica franco-norvegese, guidata dall’Institut français d’archéologie orientale, ha rivelato, nel fine settimana, di aver scoperto il più antico monastero cristiano noto in Egitto. Il sito è stato trovato nell’oasi di Bahariya, nel mezzo del deserto, a una distanza di circa 370 km dalla capitale Il Cairo. “La missione franco-norvegese”, ha spiegato il Ministero delle Antichità dell’Egitto in un comunicato diffuso sabato, “ha scoperto, durante la sua terza campagna di scavo nel sito di Tal Ganoub Qasr-al Agouz nell’oasi di Bahariya, molti edifici costruiti in basalto, altri scavati nella roccia e altri fatti di mattoni di argilla”. Leggi qui la storia completa. 6. Aprile. La necropoli del III-IV secolo d.C. di L’Île-Rousse, in Corsica Una necropoli di età romana, del III-IV secolo dopo Cristo, è stata scoperta in Corsica, nei pressi della cittadina di L’Île-Rousse, nel nord dell’isola. La necropoli è emersa da uno scavo di archeologia preventiva realizzato in previsione di alcuni progetti immobiliari nel centro del borgo. La scoperta è importante perché prima di questo ritrovamento non si registravano scoperte significative in quest’area della Corsica: i ritrovamenti nei pressi di L’Île-Rousse erano rari e frammentari, e di conseguenza questa necropoli di dimensioni ragguardevoli per il contesto potrebbe far pensare che ci fossero insediamenti rilevanti nell’area. Leggi qui la storia completa. 7. Giugno. Un edificio monumentale all’agorà di Segesta, in Sicilia Nel corso dell’attività di scavo nel Parco Archeologico di Segesta, la Scuola Normale Superiore di Pisa ha rinvenuto un edificio monumentale nell’area del portico che chiudeva l’antica agorà. Al termine dei lavori di scavo, diretti da Anna Magnetto, Maria Cecilia Parra (docente di Archeologia della Magna Grecia e della Sicilia antica, Università di Pisa) e coordinati sul campo da Riccardo Olivito (ricercatore IMT di Lucca), sotto la supervisione della Direttrice del Parco Archeologico di Segesta, Rossella Giglio, sono stati evidenziati rilevanti risultati, testimonianze dell’importanza che rivestiva la munificenza nella società greco-romana tra II e I secolo a.C. Presente anche Carmine Ampolo, Professore Emerito della Scuola Normale, per lo studio del materiale epigrafico e degli aspetti storici.Leggi qui la storia completa. 8. Luglio. Una città di 4.000 anni fa in Iraq, forse la capitale di un antico regno In Iraq, un’équipe di archeologi russi dell’Istituto di Archeologia dell’Accademia di Scienze ha scoperto una città di quattromila anni fa, che potrebbe essere l’antica capitale di un regno formatosi a seguito degli sconvolgimenti politici che segnarono la fine del periodo paleobabilonese. La città si trova nel Governatorato di Dhi Qar, e in particolare nell’area di Tell al-Duhaila, zona un tempo occupata dai sumeri (è qui che, per esmepio, si trova lo Ziggurat di Ur). “Lo scavo”, ha raccontato l’archeologo Alexei Jankowski-Diakonoff (capo della missione), “è iniziato nell’aprile del 2021 e ha rappresentato il primo ciclo completo di ricerche archeologiche sul campo nella Mesopotamia meridionale”. Leggi qui la storia completa. 9. Agosto. Un tratto del Vallo di Adriano a Newcastle, Inghilterra In Inghilterra, alla periferia di Newcastle, nel nord del paese, sono stati scoperti ulteriori resti del Vallo di Adriano, la grande fortificazione, patrimonio dell’Unesco, costruita nel I secolo d.C., che segnava il confine tra la provincia romana della Britannia e la Caledonia, ovvero il territorio, corrispondente per gran parte all’odierna Scozia, abitato dai caledoni. La scoperta è stata annunciata dalla società Northumbrian Water, che gestisce la rete idrica di Newcastle: il rinvenimento infatti è stato effettuato in un’area molto frequentata e trafficata della città durante alcuni lavori di manutenzione. Leggi qui la storia completa. 10. Agosto. L’allineamento di 13 menhir in Svizzera Un’équipe di archeologi al lavoro per l’Ufficio Archeologico del Canton Vallese (Svizzera) ha scoperto, nel corso di uno scavo preventivo per una costruzione nel comune di Saint-Léonard, in località Les Fougains, un allineamento di 13 menhir di medie dimensioni (sono alti poco più di un metro), che potrebbero risalire all’età del Bronzo oppure al Neolitico (al momento sono in corso le datazioni al carbonio-14 per avere informazioni più precise). I menhir sono grandi pietre che venivano issate in verticale dalle popolazioni antiche che vissero durante il Neolitico: potevano essere eretti singolarmente o in gruppo ed erano utilizzati per scopi religiosi.
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