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 Miti dei Popoli Italici ... ::
 
  Domenica, 17 Febbraio 2013 - 01:10 :: 155546 Letture

MITI DEI POPOLI ITALICI: VIAGGIO TRA RIETI, CITTADUCALE ED AMITERNUM. I LUOGHI DELLE ORIGINI SABINE E DI SAN VITTORINO.
 
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Commenti
N° 513 - giuseppe ha scritto::
Gen-’15
25

Un gruppo di archeolog israeliani dell'Università Ebrea di Gerusalemme, ha scoperto un corridoio segreto nel palazzo di Erode il Grande nel deserto della Giudea. Costruito su di un'altura, è considerato uno dei complessi più grandi dell'antichità.
N° 514 - giuseppe ha scritto::
Gen-’15
25

''Salviamo l'Uomo di Altamura'': «Se lo rimuovono verrà distrutto» ALTAMURA - Da qualche giorno è rimbalzata una notizia che sta scatenando malumori e dissapori tra esperti e studiosi: la rimozione del millenario cranio appartenente all’Uomo di Altamura, scheletro di Homo Neanderthalensis perfettamente intatto, incastonato come una gemma tra le rocce della grotta sotterranea di Lamalunga e sopravvissuto a millenni di storia (secondo ultimi studi è databile tra i 50mila ai 65mila anni fa) grazie a un velo di carbonato di calcio che ha “sigillato” il fossile proteggendolo dagli agenti atmosferici.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà. La sua scoperta risale all’ottobre del 1993, quando una squadra di esperti speleologi e studiosi del Cars (Centro altamurano ricerche speleologiche) rinvenne quasi casualmente questo ricco tesoro perfettamente conservato. Da allora Altamura e le istituzioni preposte si sono adoperate affinché il loro “Ciccillo”, come lo chiamano gli altamurani, continuasse indisturbato a “vivere” all’interno del proprio habitat naturale.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà. Questo almeno fino a qualche giorno fa, quando si è diffusa la notizia dell’aggiudicazione di un appalto comunale che pur prevedendo un “intervento di valorizzazione" del sito, porterebbe però alla rimozione del cranio dell’Uomo di Altamura (nella foto), che verrebbe asportato per essere studiato altrove. Ne parliamo dettagliatamente con William Formicola, speleologo 48enne, membro del Cars ed ex assessore alla Cultura della Provincia di Bari.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà. Ci spieghi, che cosa sta succedendo in questi giorni? Succede che è stata resa nota una notizia che circolava da un po’ di mesi nel nostro ambiente e che riguarda l’aggiudicazione di un appalto indetto dal Comune di Altamura e che ultimamente ha trovato l’appoggio anche di istituzioni quali la Soprintendenza archeologica della Puglia. Uno dei punti del progetto riguarda la rimozione, senza mezzi termini, del cranio dell’Uomo di Altamura che diventerà oggetto di studio dei laboratori dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Università di Firenze che assieme alla Ati Digitarca (azienda di Mola di Bari che si occupa di rilievo laser scanner 3D e della costruzione di strumentazioni altamente tecnologiche), sono state le uniche concorrenti e quindi vincitrici del bando di gara. Ad oggi, fonti a me vicine e accertate, mi dicono che il contratto con i vincitori della gara non è stato ancora firmato. Per il resto, le carte ci sono e i contenuti sono chiari.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà. Ovvero? Il punto 3 del progetto prevede che vengano realizzate stereolitografie (cioè riproduzioni tridimensionali dello scheletro mediante dei programmi informatici) di parte dello scheletro, e che l’ottenimento dei dati necessari per questa operazione saranno, testuali parole, "ricavabili dalle porzioni scheletriche che sarà possibile rilevare ancora in giacitura o a seguito di rimozione meccanica”.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà. Quale apporto può dare alla ricerca la rimozione del teschio? Innanzitutto il teschio è la parte più importante del corpo e quello dell’Uomo di Altamura non ha eguali in tutto il mondo. In ogni caso il suo studio sarebbe fondamentale per individuare un anello mancante nella catena evolutiva che comprende l’epoca neanderthaliana e quella pre-Neanderthal. Su questo periodo non si hanno dei resti, quindi lo studio del nostro cranio andrebbe a colmare questo vuoto temporale. E poi, cosa non meno importante, avere un reperto del genere è un sogno per molti antropologi, perché è un reperto unico al mondo per caratteristica, età e conservazione. Non è un caso che i tre professori universitari firmatari del progetto presentato al Comune di Altamura e poi approvato, abbiano pubblicato uno studio dal titolo “Il cranio dell'Uomo di Altamura, ipotesi di rimozione, documentazione multimediale e studio”.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà. E perché sarebbe sbagliato spostarlo? Per prima cosa il giacimento verrebbe distrutto e lo stesso cranio rischierebbe di rompersi. Inoltre nessuno sa che cosa potrebbe accadere se il reperto venisse portato in un ambiente diverso da quello in cui è stato finora, nel quale, per dirne una, c’è un’umidità del 99% che è una delle caratteristiche che ha contribuito al perfetto mantenimento e alla sua integrità. Tra l’altro non si è ancora ben capito come dovrebbe avvenire questa rimozione, che tipi di strumenti verrebbero usati per rompere lo strato di carbonato di calcio, a cui si aggiungono le stalattiti e le stalagmiti che “imprigionano” il cranio e che lo fanno diventare parte integrante delle pareti della grotta.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà. La Soprintendenza archeologica della Puglia che posizione ha assunto? Al momento posso solo dire che sono venuto a conoscenza dell'approvazione del progetto da parte della Soprintendenza (nel dicembre scorso) che ha dato formalmente l'ok per i lavori. Sono in attesa di entrare in possesso delle carte ufficiali che attestino ciò. La cosa che non riesco a spiegarmi è che cosa abbia provocato una tale inversione di rotta: finora la Soprintendenza aveva sempre salvaguardato “Ciccillo”. Adesso, dopo che persino la Società speleologica italiana ha promosso la tutela assoluta del sito e c’è in ballo anche il desiderio di inserirlo nel patrimonio mondiale dell’Unesco, si permette che un simile tesoro venga deturpato e rovinato.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà. Come fare a evitare che il progetto diventi realtà? Io sono determinato ad andare avanti con tutti i mezzi di cui dispongo. Ho fondato anche una pagina Facebook con l’intento di divulgare questo unico quanto raro scempio, dettato dall’ignoranza e dall’incoscienza. Sono molto amareggiato, questa è l’ennesima dimostrazione che in Italia le cose vengono fatte male e in maniera superficiale. Non ci accorgiamo dei tesori che abbiamo, finchè non li perdiamo.Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà. Fonte BARINEDITA
N° 520 - giuseppe ha scritto::
Gen-’15
28

Curiosità dall'Antichità! Esiste una tipologia ceramica molto particolare, riconoscibile con straordinaria facilità già al momento del rinvenimento. Lo spessore, il colore la consistenza, la distinguono oggi, come un tempo dalle altre produzioni ceramiche. Stiamo parlando della ceramica sigillata, una tipologia di ceramica fine da mensa, dunque destinata ad essere utilizzata durante i pasti, un pò come i nostri servizi "buoni" da tavola. Era molto diffusa nell'antichità romana, in particolare sulle tavole dei ceti alti. La maggior parte dei rinvenimenti provenienti da contesti romani, appartengono alla tipologia definita Sigillata Italia. Dove sigillata si riferisce al "sigillum", diminutivo di signum,aggettivo riferito ai sigilli impressi sulle pareti di tali oggetti che riportavano il nome del fabbricante, e Italica, in riferimento ad una produzione di origine italica (talvolta riferibile alla prima produzione, quella aretina, dato che Arezzo ne fu il più antico e principale centro di produzione) La sua caratteristica principale è l'impasto omogeneo e depurato, una vernice rossa, più o meno chiara e la decorazione a rilievo, modellata, impressa o applicata. La cosiddetta "vernice" si realizza attraverso la decantazione dell'argilla in acqua a cui viene aggiunto un elemento flocculante che facilita la precipitazione del calcare sul fondo e la sospensione delle particelle di feldspato, che costituiscono l'elemento "vetrificante" dell'argilla. Il colore del vaso finito dipende oltre che dal colore della vernice, anche dalle tecniche di cottura che possono essere con buona ossigenazione, favorendo quindi una colorazione rossa, oppure a riduzione di ossigeno, regolando il flusso dell'aria che viene introdotta nel forno e realizzando un nero dai riflessi metallici. La maggior fortuna e diffusione è attestata durante l'epoca augustea. La massima fioritura della produzione aretina va dalla metà del I secolo a.C. alla metà del I secolo d.C. In seguito le fabbriche di Arezzo vennero soppiantate da quelle concorrenti e imitatrici della val Padana e della Gallia (terra sigillata tardo-italica e sud-gallica). Nel II secolo poi, a partire dall'età flavia, esse vennero a loro volta superate dalle fabbriche nordafricane (terra sigillata chiare o africana), di colore rosso-arancio o rosso-bruno, prive delle decorazioni con stampi a matrice. La produzione africana durò fino al VII secolo. I frammenti di ceramica sigillata, facilmente riconoscibili e databili, costituiscono utilissimi "fossili guida" per la datazione delle stratigrafie negli scavi archeologici. L'ampia diffusione di questa ceramica e la sua produzione per l'esportazione organizzata da veri e propri imprenditori, e la possibilità di conoscerne i nomi e la posizione sociale per mezzo dei bolli impressi sui vasi, hanno avuto grande importanza per la conoscenza dell'economia antica. Tra le scene figurate spiccano quelle di vendemmia, di thiasos dionisiache, di scene erotiche, mitologiche e di allusioni a fatti contemporanei. Spesso poi la figura umana, come nella coeva toreutica e glittica, è solo un pretesto per comporre raffinati motivi decorativi, dove un elemento figurato è ripetuto intervallandolo con racemi filiformi ed elementi vegetali classicisti. Fonte Archeo Mag
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