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 Miti dei Popoli Italici ... ::
 
  Domenica, 17 Febbraio 2013 - 01:10 :: 155347 Letture

MITI DEI POPOLI ITALICI: VIAGGIO TRA RIETI, CITTADUCALE ED AMITERNUM. I LUOGHI DELLE ORIGINI SABINE E DI SAN VITTORINO.
 
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Commenti
N° 719 - giuseppe ha scritto::
Lug-’15
25

Scoperta la vera tomba di Filippo II di Macedonia. Il corpo del padre di Alessandro Magno non giace nella tomba II ma nella tomba I del sepolcro dei re macedoni, chiamato 'Grande Tumolo' e scoperto nel 1977 nella città greca di Vergina. Possibile grazie ai raggi X, la scoperta mette la parola fine a un dibattito che durava da 40 anni Pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), il risultato si deve al gruppo di ricercatori coordinato da Juan-Luis Arsuaga, dell'università Complutense di Madrid. Abile capo militare, Filippo II trasformò la Macedonia da regione periferica a grande potenza, ricca di mezzi, con una rinnovata organizzazione militare, con un'estensione territoriale superiore a quella che mai avesse avuto alcuno stato greco e gettò le basi per le conquiste del figlio Alessandro Magno. Fin dalla scoperta del sepolcro nel 1977, si riteneva che le spoglie del grande re fossero conservate in una delle due urne d'oro con resti cremati rinvenute nella seconda tomba, dove vi sono anche molti manufatti tra cui un'armatura costituita da una corazza e un elmo. Non convinti di questa ipotesi, perché alcuni manufatti trovati nella tomba II risalgono alla generazione successiva a quella di Filippo II, i ricercatori hanno voluto analizzare con radiografie e Tac gli scheletri di un uomo, una donna e di un neonato scoperti in un altro ambiente, sulle cui pareti è dipinto il ratto di Persefone. I resti dell'uomo coincidono in tutto alle descrizioni storiche di Filippo II di Macedonia, che era zoppo a causa di una ferita a una gamba, inflitta da una lancia, tre anni prima che fosse ucciso nel 336 a.C. Le spoglie corrispondono infatti a un uomo morto a circa 45 anni e alto 180 centimetri. Ma la prova regina è nel ginocchio sinistro: i segni del foro lasciato dalla lancia, la cicatrizzazione della ferita e la fusione delle ossa dell'articolazione, che lo avevano reso zoppo. Segni di infiammazione sono stati notati anche sulle ossa del collo che suggeriscono che il re soffrisse di torcicollo, un effetto collaterale collegato alla sua andatura irregolare. Le spoglie della giovane donna intorno ai 18 anni di età e di un neonato, sepolti con il re, secondo gli autori sono dell'ultima moglie Cleopatra e del figlio appena nato, entrambi uccisi poco dopo la morte di Filippo II, proprio come scrivono alcuni storici dell'epoca. Nell'altra tomba invece sarebbero stati sepolti il re Filippo III Arrideo e sua moglie Euridice. Figlio di Filippo II, alla morte del fratellastro Alessandro Magno, fu acclamato da una parte dell'esercito come suo successore. ARCHEOSTORY.INFO Fonte
N° 720 - giuseppe ha scritto::
Lug-’15
26

Mont’e Prama, spuntano un altro Gigante e otto tombe. A Cabras tumuli funerari inviolati e la testa d’un guerriero. I dubbi: quest’ultima danneggiata dalla benna usata negli scavi? CABRAS. C’è un nuovo gigante nella collezione di Mont’e Prama. Ieri mattina la collina del Sinis ha restituito la testa di un altro guerriero, la sedicesima in totale. Forse. Il conto dei frammenti del complesso di Mont’e Prama è incerto perché in continuo aggiornamento ma una cosa è sicura, quella che è stata recuperata ieri è la testa di un gigante. Per scoprire se appartiene a un busto già recuperato – e magari già esposto a Cabras o Cagliari - o a una scultura ancora da scavare, sarà necessario attendere qualche tempo. E proprio il tempo sembra essere diventato un problema alla parti di Mont’e Prama. Per ridurre l’attesa che separa gli archeologi dal brivido della scoperta, infatti, vengono utilizzati tutti i ritrovati della tecnica, anche quelli che l’immaginario collettivo fatica ad associare a uno scavo archeologico. Gli scavi. Per estrarre la testa del guerriero di pietra dalla terra del Sinis è stata usata una pala meccanica, un attrezzo che non appartiene all’immagine stilizzata dell’archeologo e che non era mai stato utilizzato durante gli scavi precedenti. La testa del gigante, inoltre, non sarebbe l’unica sorpresa che la direzione della soprintendenza ai Beni archeologici svelerà nei prossimi giorni. Lo scavo, affidato dalla cooperativa Archeosistemi di Reggio Emilia, avrebbe restituito altri quattro o cinque frammenti di statue, probabilmente busti di altrettanti guerrieri di pietra ancora da ricomporre. Alla conta dei successi registrati negli ultimi tempi a ridosso delle colline del Sinis devono essere aggiunto il ritrovamento di 6 – o forse 8 - tombe ancora inviolate.I ritrovamenti. Al borsino dei ritrovamenti manca infatti la conferma del direttore dello scavo, il dottor Alessandro Usai, e dei vertici della soprintendenza. La nuova gestione del sito si è preoccupata di innalzare attorno a Mont’e Prama una barriera a prova di curioso che va molto oltre la nuova recinzione metallica. La stampa non è bene accetta nel Sinis e gli archeologi, responsabili compresi, sfuggono alle domande, soprattutto quelle indiscrete. Qualcosa però filtra lo stesso e dimostra che la strategia del silenzio potrebbe non essere la strada giusta, anche perché uno scavo sempre n bolletta non dovrebbe sfuggire deliberatamente alla ribalta nazionale e a un ritorno d’immagine che potrebbe dirottare investimenti. Le stranezze. Da Mont’e Prama filtrano anche altre stranezze, questa volta più complicate da celare agli sguardi. Le pale meccaniche sono mezzi ingombranti e vederle scavare su sezioni di terra lunghe appena un metro e settanta può generare qualche dubbio. E proprio sulla scia dell’incertezza si è fatto strada il racconto di una “palettata”, che tradotto dal gergo dei gruisti significa un colpo di benna, rifilata da un operatore distratto alla testa del gigante ritrovata ieri mattina. Uno “schiaffo” che, se fosse confermato, potrebbe aprire degli interrogativi sulla gestione dello scavo e anche qualche dubbio sulla natura di alcuni segni visibili sui busti appena ritrovati. I misteri non si limitano all’archeologia e ai nuovi metodi di ricerca: da giorni a Cabras si vocifera di un cambio di proprietà di uno dei terreni che confinano con lo scavo. Un agricoltore cabrarese avrebbe ceduto la terra a un compratore veneto - o emiliano - per appena 15mila euro. Una transazione sfavorevole per il contadino ma molto conveniente per chi, evidentemente, conta di aggiungersi alla squadra di archeologi giocando in casa e indossando i galloni del padrone. Fonte M.LANUOVASARDEGNA.GELOCAL.IT
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