TREBULA BALLIENSIS 18 GIUGNO 2023 Partenza dal Largo Brecci di Piedimonte Matese, provincia di Caserta, alle 08.30 in direzione Treglia di Pontelatone. Dai piedi del Monte Cila attraversata la piana alifana giungeremo a Dragoni (il castello si eleva sui resti delle mura sannitiche della antica Cubulteria) per iniziare la salita verso Maiorano di Monte. Sulla destra, salendo, balzano agli occhi, in modo evidente, i blocchi di calcare e le linee di erosione presenti sugli stessi; si è in presenza della stessa materia di cui si servivano i nostri antenati per preparare i conci necessari alle strutture murarie. Colpiscono la imponenza dei blocchi ed al tempo stesso la modellabilità della materia che li compone; alcuni blocchi sembrano pronti per essere montati. Ridiscendendo verso Pontelatone, dopo 30 Km., giungeremo in località Casale di Treglia ove, in alto a destra appare un imponente tratto di mura megalitiche. Ancora una volta, percorrendo vie anticamente seguite dai nostri progenitori raggiungeremo un sito incantevole: le vestigia dell’antica Trebula, la romana T. Baliniensis o Balliensis il cui nome, con ragionevole probabilità, va interpretato come casale o nucleo di case sparse. A destra, in alto, un grosso muro in opera poligonale risale il colle Monticelli. A sinistra, un serbatoio di raccolta delle acque in opera laterizia (castellum aquae). Abbandonata la strada principale, si svolta a destra per parcheggiare nei pressi di un impianto termale di chiara impronta romana, essendo stata Trebula sannitica e poi romana sin dal IV ° secolo a.C. (presa nel 305 a.C., schieratasi con Annibale e ripresa dai romani nel 215 a.C. -Fabio Massimo-) come città foederata e poi municipium. Numerose iscrizioni hanno dimostrato che la città fu alleata di Roma sino alla età tardo imperiale. Nell’area, oggetto di lavori di restauro circa quindici anni addietro, spiccano l’area centrale destinata a spogliatoio o raccolta (Apoditeryon), il Frigidarium – bagno freddo - che conserva ancora una parte del rivestimento marmoreo dell’epoca ed il Calidarium – riservato al bagno caldo-. Colpisce la presenza delle condotte dell’aria calda, con le tubazioni relative in terracotta ed i pilastrini per il passaggio dell’aria. Secondo alcuni studiosi il termine Balliensis deriverebbe dalle stesse terme. Siamo all’ombra del Montemaggiore in un’area pianeggiante ove in vari periodi sono stati condotti degli scavi. La stradina la taglia a metà: a sinistra l’area archeologica più ricca con un teatro, il foro, varie porte, alcune tombe; a destra, oltre la parte consistente delle terme e la strada basolata, un muraglione che risale il colle sino ad una altezza di circa 477 metri, ovvero la parte apicale, per ridiscendere disegnando una forma trapezoidale. All’interno della cinta muraria, sulla parte alta della collina, si leggono altri tre linee di fortificazione in poligonale, a difesa dell’acropoli. L’insediamento termina, come spesso accade nel caso degli italici, su una verticale ed inaccessibile parete di roccia in parte aggettante su un vallone. Treglia è situata a ridosso dell’agro campano ed attraverso antiche strade ha permesso sin da tempi risalenti il collegamento con la piana di Alife ed i Monti del Matese sede di massicci insediamenti sannitici. La stessa posizione, la naturale conformazione, la quota non elevata, la vocazione viaria del luogo ne determinarono l’insediamento e attraverso lo sviluppo di contatti culturali e commerciali con i vicini laziali, campani e sanniti, ne accrebbero dimensioni ed importanza. La prima campagna di scavo, per quanto ci è dato sapere, fu condotta dall’ambasciatore inglese lord Hamilton che ritrovò, tra l’altro, una tomba tufacea (a cassa) del tipo sannitico il cui corredo è al British Museum di Londra ed indizia un insediamento di genti piuttosto ricche che usavano accanto alle locali anfore ed ai vasi di bucchero, pure vasi greci di pregevole fattura; i contatti con Capua, etrusca e poi greca, dovevano essere frequenti stante la vicinanza. Una riflessione: proprio l’esame di alcune tombe sannitiche ritrovate nel pianoro la Corte, ai piedi dell’acropoli ed all’interno del circuito murario, hanno fatto ritenere da taluni che il primo insediamento non si trovasse nel pianoro ma sulla zona sommitale (I Sanniti non solevano seppellire i morti all’interno dell’abitato); successivamente si ritenne opportuno cingere (di mura pure) il pianoro allorquando l’insediamento abitativo si estese nello stesso. Del resto la forma della cinta muraria è alquanto originale rispetto agli altri siti sannitici. Percorrendo il perimetro delle mura, sia dell’acropoli che a valle, veniamo colpiti da un’altra particolarità: l’elevato numero di porte (tre) e postierle (cinque) oltre quella più rilevante, una porta monumentale portata alla luce dagli ultimi scavi che hanno interessato l’area nell’ambito di un interessante progetto di recupero. Tale imponente porta (h. 3,30), di forma trapezoidale e coperta da blocchi monolitici, immette in un corridoio costituito da grossi blocchi tufacei e chiuso da una contro-porta. Ricorda, unitamente alle imponenti mura ciclopiche entro cui permette l’entrata, altre porte imponenti come quelle di Arpino e Segni, tutte recanti impronta micenea (come la più nota porta dei Leoni di Micene), rievocando una delle prime ondate migratorie che hanno segnato i nostri territori. All’interno dell’area fortificata a valle risaltano i segni della influenza romana: foro, teatro, terme, abitazioni, che paiono ascrivibili alla fase municipale. Nell’area antistante la grande porta insistono delle tombe, tufacee. Una, anzi, è tagliata dalla stessa porta. I conci, nella parte del pianoro, appaiono in gran parte bianchi quasi come in origine al tempo della loro posa. Il sentiero che dall’interno del circuito poligonale si inerpica verso la sommità del monte permetterà di visionare le altre cinte interne ed ammirare le numerose postierle. I rilievi circostanti ospitavano altri punti di avvistamento e di controllo del territorio che, specularmente, permettevano di prevenire le mosse di eventuali assalitori, soprattutto dopo la deduzione di una colonia romana a Cales. In località Morretiello una piccola cinta controllava la strada verso Capua ed analoga funzione avevano quelle su monte Castello e monte S. Erasmo. La stessa posizione di Trebula permetteva il controllo di un valico lungo la strada che tagliava i monti Trebulani. Le rocche in rari casi, e probabilmente Trebula nel suo periodo più antico, ospitavano degli insediamenti abitativi, una sorta di urbs, come la Sepino sannitica. L’acropoli si trova a nord del pianoro che è fortemente urbanizzato. Lo spettacolo delle imponenti mura è affascinante. Inoltre, ed è questo l’aspetto che rende Trebula un insediamento fondamentale per la conoscenza dell’area -, portata parzialmente alla luce-, è da considerarsi uno scrigno della cultura italico-sannitica. Infatti, trovandosi l’insediamento per buona parte in pianura, come può agevolmente verificarsi da una visita in loco, è unico rispetto agli altri siti sannitici posti perlopiù a monte, e che perciò hanno subito il dilavamento pressoché totale dello strato archeologico che, a Treglia si è conservato per alcuni metri in altezza ed attende di essere indagato per portare alla luce altri tesori. Ritorno nel pomeriggio dopo colazione al sacco. L’escursione è da considerarsi turistica, pur se la parte in acropoli presenta maggiore difficoltà. Consigliato abbigliamento comodo ed adatto. Adesioni entro il 15 Giugno contattando www.cuoresannita.it; Cuore Sannita Facebook oppure Giuseppe 380 1874732 Escursione soggetta alle normative anti – covid. In caso di rilevante numero di partecipanti è prevista la possibilità di effettuare le escursioni in autobus o minibus. Pertanto è gradita, per esigenze organizzative, una prenotazione entro il termine ultimo del 15 Giugno.
TREBULA BALLIENSIS 18 GIUGNO 2023 Partenza dal Largo Brecci di Piedimonte Matese, provincia di Caserta, alle 08.30 in direzione Treglia di Pontelatone. Dai piedi del Monte Cila attraversata la piana alifana giungeremo a Dragoni (il castello si eleva sui resti delle mura sannitiche della antica Cubulteria) per iniziare la salita verso Maiorano di Monte. Sulla destra, salendo, balzano agli occhi, in modo evidente, i blocchi di calcare e le linee di erosione presenti sugli stessi; si è in presenza della stessa materia di cui si servivano i nostri antenati per preparare i conci necessari alle strutture murarie. Colpiscono la imponenza dei blocchi ed al tempo stesso la modellabilità della materia che li compone; alcuni blocchi sembrano pronti per essere montati. Ridiscendendo verso Pontelatone, dopo 30 Km., giungeremo in località Casale di Treglia ove, in alto a destra appare un imponente tratto di mura megalitiche. Ancora una volta, percorrendo vie anticamente seguite dai nostri progenitori raggiungeremo un sito incantevole: le vestigia dell’antica Trebula, la romana T. Baliniensis o Balliensis il cui nome, con ragionevole probabilità, va interpretato come casale o nucleo di case sparse. A destra, in alto, un grosso muro in opera poligonale risale il colle Monticelli. A sinistra, un serbatoio di raccolta delle acque in opera laterizia (castellum aquae). Abbandonata la strada principale, si svolta a destra per parcheggiare nei pressi di un impianto termale di chiara impronta romana, essendo stata Trebula sannitica e poi romana sin dal IV ° secolo a.C. (presa nel 305 a.C., schieratasi con Annibale e ripresa dai romani nel 215 a.C. -Fabio Massimo-) come città foederata e poi municipium. Numerose iscrizioni hanno dimostrato che la città fu alleata di Roma sino alla età tardo imperiale. Nell’area, oggetto di lavori di restauro circa quindici anni addietro, spiccano l’area centrale destinata a spogliatoio o raccolta (Apoditeryon), il Frigidarium – bagno freddo - che conserva ancora una parte del rivestimento marmoreo dell’epoca ed il Calidarium – riservato al bagno caldo-. Colpisce la presenza delle condotte dell’aria calda, con le tubazioni relative in terracotta ed i pilastrini per il passaggio dell’aria. Secondo alcuni studiosi il termine Balliensis deriverebbe dalle stesse terme. Siamo all’ombra del Montemaggiore in un’area pianeggiante ove in vari periodi sono stati condotti degli scavi. La stradina la taglia a metà: a sinistra l’area archeologica più ricca con un teatro, il foro, varie porte, alcune tombe; a destra, oltre la parte consistente delle terme e la strada basolata, un muraglione che risale il colle sino ad una altezza di circa 477 metri, ovvero la parte apicale, per ridiscendere disegnando una forma trapezoidale. All’interno della cinta muraria, sulla parte alta della collina, si leggono altri tre linee di fortificazione in poligonale, a difesa dell’acropoli. L’insediamento termina, come spesso accade nel caso degli italici, su una verticale ed inaccessibile parete di roccia in parte aggettante su un vallone. Treglia è situata a ridosso dell’agro campano ed attraverso antiche strade ha permesso sin da tempi risalenti il collegamento con la piana di Alife ed i Monti del Matese sede di massicci insediamenti sannitici. La stessa posizione, la naturale conformazione, la quota non elevata, la vocazione viaria del luogo ne determinarono l’insediamento e attraverso lo sviluppo di contatti culturali e commerciali con i vicini laziali, campani e sanniti, ne accrebbero dimensioni ed importanza. La prima campagna di scavo, per quanto ci è dato sapere, fu condotta dall’ambasciatore inglese lord Hamilton che ritrovò, tra l’altro, una tomba tufacea (a cassa) del tipo sannitico il cui corredo è al British Museum di Londra ed indizia un insediamento di genti piuttosto ricche che usavano accanto alle locali anfore ed ai vasi di bucchero, pure vasi greci di pregevole fattura; i contatti con Capua, etrusca e poi greca, dovevano essere frequenti stante la vicinanza. Una riflessione: proprio l’esame di alcune tombe sannitiche ritrovate nel pianoro la Corte, ai piedi dell’acropoli ed all’interno del circuito murario, hanno fatto ritenere da taluni che il primo insediamento non si trovasse nel pianoro ma sulla zona sommitale (I Sanniti non solevano seppellire i morti all’interno dell’abitato); successivamente si ritenne opportuno cingere (di mura pure) il pianoro allorquando l’insediamento abitativo si estese nello stesso. Del resto la forma della cinta muraria è alquanto originale rispetto agli altri siti sannitici. Percorrendo il perimetro delle mura, sia dell’acropoli che a valle, veniamo colpiti da un’altra particolarità: l’elevato numero di porte (tre) e postierle (cinque) oltre quella più rilevante, una porta monumentale portata alla luce dagli ultimi scavi che hanno interessato l’area nell’ambito di un interessante progetto di recupero. Tale imponente porta (h. 3,30), di forma trapezoidale e coperta da blocchi monolitici, immette in un corridoio costituito da grossi blocchi tufacei e chiuso da una contro-porta. Ricorda, unitamente alle imponenti mura ciclopiche entro cui permette l’entrata, altre porte imponenti come quelle di Arpino e Segni, tutte recanti impronta micenea (come la più nota porta dei Leoni di Micene), rievocando una delle prime ondate migratorie che hanno segnato i nostri territori. All’interno dell’area fortificata a valle risaltano i segni della influenza romana: foro, teatro, terme, abitazioni, che paiono ascrivibili alla fase municipale. Nell’area antistante la grande porta insistono delle tombe, tufacee. Una, anzi, è tagliata dalla stessa porta. I conci, nella parte del pianoro, appaiono in gran parte bianchi quasi come in origine al tempo della loro posa. Il sentiero che dall’interno del circuito poligonale si inerpica verso la sommità del monte permetterà di visionare le altre cinte interne ed ammirare le numerose postierle. I rilievi circostanti ospitavano altri punti di avvistamento e di controllo del territorio che, specularmente, permettevano di prevenire le mosse di eventuali assalitori, soprattutto dopo la deduzione di una colonia romana a Cales. In località Morretiello una piccola cinta controllava la strada verso Capua ed analoga funzione avevano quelle su monte Castello e monte S. Erasmo. La stessa posizione di Trebula permetteva il controllo di un valico lungo la strada che tagliava i monti Trebulani. Le rocche in rari casi, e probabilmente Trebula nel suo periodo più antico, ospitavano degli insediamenti abitativi, una sorta di urbs, come la Sepino sannitica. L’acropoli si trova a nord del pianoro che è fortemente urbanizzato. Lo spettacolo delle imponenti mura è affascinante. Inoltre, ed è questo l’aspetto che rende Trebula un insediamento fondamentale per la conoscenza dell’area -, portata parzialmente alla luce-, è da considerarsi uno scrigno della cultura italico-sannitica. Infatti, trovandosi l’insediamento per buona parte in pianura, come può agevolmente verificarsi da una visita in loco, è unico rispetto agli altri siti sannitici posti perlopiù a monte, e che perciò hanno subito il dilavamento pressoché totale dello strato archeologico che, a Treglia si è conservato per alcuni metri in altezza ed attende di essere indagato per portare alla luce altri tesori. Ritorno nel pomeriggio dopo colazione al sacco. L’escursione è da considerarsi turistica, pur se la parte in acropoli presenta maggiore difficoltà. Consigliato abbigliamento comodo ed adatto. Adesioni entro il 15 Giugno contattando www.cuoresannita.it; Cuore Sannita Facebook oppure Giuseppe 380 1874732 Escursione soggetta alle normative anti – covid. In caso di rilevante numero di partecipanti è prevista la possibilità di effettuare le escursioni in autobus o minibus. Pertanto è gradita, per esigenze organizzative, una prenotazione entro il termine ultimo del 15 Giugno.
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TREBULA BALLIENSIS 18 GIUGNO 2023 Partenza dal Largo Brecci di Piedimonte Matese, provincia di Caserta, alle 08.30 in direzione Treglia di Pontelatone. Dai piedi del Monte Cila attraversata la piana alifana giungeremo a Dragoni (il castello si eleva sui resti delle mura sannitiche della antica Cubulteria) per iniziare la salita verso Maiorano di Monte. Sulla destra, salendo, balzano agli occhi, in modo evidente, i blocchi di calcare e le linee di erosione presenti sugli stessi; si è in presenza della stessa materia di cui si servivano i nostri antenati per preparare i conci necessari alle strutture murarie. Colpiscono la imponenza dei blocchi ed al tempo stesso la modellabilità della materia che li compone; alcuni blocchi sembrano pronti per essere montati. Ridiscendendo verso Pontelatone, dopo 30 Km., giungeremo in località Casale di Treglia ove, in alto a destra appare un imponente tratto di mura megalitiche. Ancora una volta, percorrendo vie anticamente seguite dai nostri progenitori raggiungeremo un sito incantevole: le vestigia dell’antica Trebula, la romana T. Baliniensis o Balliensis il cui nome, con ragionevole probabilità, va interpretato come casale o nucleo di case sparse. A destra, in alto, un grosso muro in opera poligonale risale il colle Monticelli. A sinistra, un serbatoio di raccolta delle acque in opera laterizia (castellum aquae). Abbandonata la strada principale, si svolta a destra per parcheggiare nei pressi di un impianto termale di chiara impronta romana, essendo stata Trebula sannitica e poi romana sin dal IV ° secolo a.C. (presa nel 305 a.C., schieratasi con Annibale e ripresa dai romani nel 215 a.C. -Fabio Massimo-) come città foederata e poi municipium. Numerose iscrizioni hanno dimostrato che la città fu alleata di Roma sino alla età tardo imperiale. Nell’area, oggetto di lavori di restauro circa quindici anni addietro, spiccano l’area centrale destinata a spogliatoio o raccolta (Apoditeryon), il Frigidarium – bagno freddo - che conserva ancora una parte del rivestimento marmoreo dell’epoca ed il Calidarium – riservato al bagno caldo-. Colpisce la presenza delle condotte dell’aria calda, con le tubazioni relative in terracotta ed i pilastrini per il passaggio dell’aria. Secondo alcuni studiosi il termine Balliensis deriverebbe dalle stesse terme. Siamo all’ombra del Montemaggiore in un’area pianeggiante ove in vari periodi sono stati condotti degli scavi. La stradina la taglia a metà: a sinistra l’area archeologica più ricca con un teatro, il foro, varie porte, alcune tombe; a destra, oltre la parte consistente delle terme e la strada basolata, un muraglione che risale il colle sino ad una altezza di circa 477 metri, ovvero la parte apicale, per ridiscendere disegnando una forma trapezoidale. All’interno della cinta muraria, sulla parte alta della collina, si leggono altri tre linee di fortificazione in poligonale, a difesa dell’acropoli. L’insediamento termina, come spesso accade nel caso degli italici, su una verticale ed inaccessibile parete di roccia in parte aggettante su un vallone. Treglia è situata a ridosso dell’agro campano ed attraverso antiche strade ha permesso sin da tempi risalenti il collegamento con la piana di Alife ed i Monti del Matese sede di massicci insediamenti sannitici. La stessa posizione, la naturale conformazione, la quota non elevata, la vocazione viaria del luogo ne determinarono l’insediamento e attraverso lo sviluppo di contatti culturali e commerciali con i vicini laziali, campani e sanniti, ne accrebbero dimensioni ed importanza. La prima campagna di scavo, per quanto ci è dato sapere, fu condotta dall’ambasciatore inglese lord Hamilton che ritrovò, tra l’altro, una tomba tufacea (a cassa) del tipo sannitico il cui corredo è al British Museum di Londra ed indizia un insediamento di genti piuttosto ricche che usavano accanto alle locali anfore ed ai vasi di bucchero, pure vasi greci di pregevole fattura; i contatti con Capua, etrusca e poi greca, dovevano essere frequenti stante la vicinanza. Una riflessione: proprio l’esame di alcune tombe sannitiche ritrovate nel pianoro la Corte, ai piedi dell’acropoli ed all’interno del circuito murario, hanno fatto ritenere da taluni che il primo insediamento non si trovasse nel pianoro ma sulla zona sommitale (I Sanniti non solevano seppellire i morti all’interno dell’abitato); successivamente si ritenne opportuno cingere (di mura pure) il pianoro allorquando l’insediamento abitativo si estese nello stesso. Del resto la forma della cinta muraria è alquanto originale rispetto agli altri siti sannitici. Percorrendo il perimetro delle mura, sia dell’acropoli che a valle, veniamo colpiti da un’altra particolarità: l’elevato numero di porte (tre) e postierle (cinque) oltre quella più rilevante, una porta monumentale portata alla luce dagli ultimi scavi che hanno interessato l’area nell’ambito di un interessante progetto di recupero. Tale imponente porta (h. 3,30), di forma trapezoidale e coperta da blocchi monolitici, immette in un corridoio costituito da grossi blocchi tufacei e chiuso da una contro-porta. Ricorda, unitamente alle imponenti mura ciclopiche entro cui permette l’entrata, altre porte imponenti come quelle di Arpino e Segni, tutte recanti impronta micenea (come la più nota porta dei Leoni di Micene), rievocando una delle prime ondate migratorie che hanno segnato i nostri territori. All’interno dell’area fortificata a valle risaltano i segni della influenza romana: foro, teatro, terme, abitazioni, che paiono ascrivibili alla fase municipale. Nell’area antistante la grande porta insistono delle tombe, tufacee. Una, anzi, è tagliata dalla stessa porta. I conci, nella parte del pianoro, appaiono in gran parte bianchi quasi come in origine al tempo della loro posa. Il sentiero che dall’interno del circuito poligonale si inerpica verso la sommità del monte permetterà di visionare le altre cinte interne ed ammirare le numerose postierle. I rilievi circostanti ospitavano altri punti di avvistamento e di controllo del territorio che, specularmente, permettevano di prevenire le mosse di eventuali assalitori, soprattutto dopo la deduzione di una colonia romana a Cales. In località Morretiello una piccola cinta controllava la strada verso Capua ed analoga funzione avevano quelle su monte Castello e monte S. Erasmo. La stessa posizione di Trebula permetteva il controllo di un valico lungo la strada che tagliava i monti Trebulani. Le rocche in rari casi, e probabilmente Trebula nel suo periodo più antico, ospitavano degli insediamenti abitativi, una sorta di urbs, come la Sepino sannitica. L’acropoli si trova a nord del pianoro che è fortemente urbanizzato. Lo spettacolo delle imponenti mura è affascinante. Inoltre, ed è questo l’aspetto che rende Trebula un insediamento fondamentale per la conoscenza dell’area -, portata parzialmente alla luce-, è da considerarsi uno scrigno della cultura italico-sannitica. Infatti, trovandosi l’insediamento per buona parte in pianura, come può agevolmente verificarsi da una visita in loco, è unico rispetto agli altri siti sannitici posti perlopiù a monte, e che perciò hanno subito il dilavamento pressoché totale dello strato archeologico che, a Treglia si è conservato per alcuni metri in altezza ed attende di essere indagato per portare alla luce altri tesori. Ritorno nel pomeriggio dopo colazione al sacco. L’escursione è da considerarsi turistica, pur se la parte in acropoli presenta maggiore difficoltà. Consigliato abbigliamento comodo ed adatto. Adesioni entro il 15 Giugno contattando www.cuoresannita.it; Cuore Sannita Facebook oppure Giuseppe 380 1874732 Escursione soggetta alle normative anti – covid. In caso di rilevante numero di partecipanti è prevista la possibilità di effettuare le escursioni in autobus o minibus. Pertanto è gradita, per esigenze organizzative, una prenotazione entro il termine ultimo del 15 Giugno.
TREBULA BALLIENSIS 18 GIUGNO 2023 Partenza dal Largo Brecci di Piedimonte Matese, provincia di Caserta, alle 08.30 in direzione Treglia di Pontelatone. Dai piedi del Monte Cila attraversata la piana alifana giungeremo a Dragoni (il castello si eleva sui resti delle mura sannitiche della antica Cubulteria) per iniziare la salita verso Maiorano di Monte. Sulla destra, salendo, balzano agli occhi, in modo evidente, i blocchi di calcare e le linee di erosione presenti sugli stessi; si è in presenza della stessa materia di cui si servivano i nostri antenati per preparare i conci necessari alle strutture murarie. Colpiscono la imponenza dei blocchi ed al tempo stesso la modellabilità della materia che li compone; alcuni blocchi sembrano pronti per essere montati. Ridiscendendo verso Pontelatone, dopo 30 Km., giungeremo in località Casale di Treglia ove, in alto a destra appare un imponente tratto di mura megalitiche. Ancora una volta, percorrendo vie anticamente seguite dai nostri progenitori raggiungeremo un sito incantevole: le vestigia dell’antica Trebula, la romana T. Baliniensis o Balliensis il cui nome, con ragionevole probabilità, va interpretato come casale o nucleo di case sparse. A destra, in alto, un grosso muro in opera poligonale risale il colle Monticelli. A sinistra, un serbatoio di raccolta delle acque in opera laterizia (castellum aquae). Abbandonata la strada principale, si svolta a destra per parcheggiare nei pressi di un impianto termale di chiara impronta romana, essendo stata Trebula sannitica e poi romana sin dal IV ° secolo a.C. (presa nel 305 a.C., schieratasi con Annibale e ripresa dai romani nel 215 a.C. -Fabio Massimo-) come città foederata e poi municipium. Numerose iscrizioni hanno dimostrato che la città fu alleata di Roma sino alla età tardo imperiale. Nell’area, oggetto di lavori di restauro circa quindici anni addietro, spiccano l’area centrale destinata a spogliatoio o raccolta (Apoditeryon), il Frigidarium – bagno freddo - che conserva ancora una parte del rivestimento marmoreo dell’epoca ed il Calidarium – riservato al bagno caldo-. Colpisce la presenza delle condotte dell’aria calda, con le tubazioni relative in terracotta ed i pilastrini per il passaggio dell’aria. Secondo alcuni studiosi il termine Balliensis deriverebbe dalle stesse terme. Siamo all’ombra del Montemaggiore in un’area pianeggiante ove in vari periodi sono stati condotti degli scavi. La stradina la taglia a metà: a sinistra l’area archeologica più ricca con un teatro, il foro, varie porte, alcune tombe; a destra, oltre la parte consistente delle terme e la strada basolata, un muraglione che risale il colle sino ad una altezza di circa 477 metri, ovvero la parte apicale, per ridiscendere disegnando una forma trapezoidale. All’interno della cinta muraria, sulla parte alta della collina, si leggono altri tre linee di fortificazione in poligonale, a difesa dell’acropoli. L’insediamento termina, come spesso accade nel caso degli italici, su una verticale ed inaccessibile parete di roccia in parte aggettante su un vallone. Treglia è situata a ridosso dell’agro campano ed attraverso antiche strade ha permesso sin da tempi risalenti il collegamento con la piana di Alife ed i Monti del Matese sede di massicci insediamenti sannitici. La stessa posizione, la naturale conformazione, la quota non elevata, la vocazione viaria del luogo ne determinarono l’insediamento e attraverso lo sviluppo di contatti culturali e commerciali con i vicini laziali, campani e sanniti, ne accrebbero dimensioni ed importanza. La prima campagna di scavo, per quanto ci è dato sapere, fu condotta dall’ambasciatore inglese lord Hamilton che ritrovò, tra l’altro, una tomba tufacea (a cassa) del tipo sannitico il cui corredo è al British Museum di Londra ed indizia un insediamento di genti piuttosto ricche che usavano accanto alle locali anfore ed ai vasi di bucchero, pure vasi greci di pregevole fattura; i contatti con Capua, etrusca e poi greca, dovevano essere frequenti stante la vicinanza. Una riflessione: proprio l’esame di alcune tombe sannitiche ritrovate nel pianoro la Corte, ai piedi dell’acropoli ed all’interno del circuito murario, hanno fatto ritenere da taluni che il primo insediamento non si trovasse nel pianoro ma sulla zona sommitale (I Sanniti non solevano seppellire i morti all’interno dell’abitato); successivamente si ritenne opportuno cingere (di mura pure) il pianoro allorquando l’insediamento abitativo si estese nello stesso. Del resto la forma della cinta muraria è alquanto originale rispetto agli altri siti sannitici. Percorrendo il perimetro delle mura, sia dell’acropoli che a valle, veniamo colpiti da un’altra particolarità: l’elevato numero di porte (tre) e postierle (cinque) oltre quella più rilevante, una porta monumentale portata alla luce dagli ultimi scavi che hanno interessato l’area nell’ambito di un interessante progetto di recupero. Tale imponente porta (h. 3,30), di forma trapezoidale e coperta da blocchi monolitici, immette in un corridoio costituito da grossi blocchi tufacei e chiuso da una contro-porta. Ricorda, unitamente alle imponenti mura ciclopiche entro cui permette l’entrata, altre porte imponenti come quelle di Arpino e Segni, tutte recanti impronta micenea (come la più nota porta dei Leoni di Micene), rievocando una delle prime ondate migratorie che hanno segnato i nostri territori. All’interno dell’area fortificata a valle risaltano i segni della influenza romana: foro, teatro, terme, abitazioni, che paiono ascrivibili alla fase municipale. Nell’area antistante la grande porta insistono delle tombe, tufacee. Una, anzi, è tagliata dalla stessa porta. I conci, nella parte del pianoro, appaiono in gran parte bianchi quasi come in origine al tempo della loro posa. Il sentiero che dall’interno del circuito poligonale si inerpica verso la sommità del monte permetterà di visionare le altre cinte interne ed ammirare le numerose postierle. I rilievi circostanti ospitavano altri punti di avvistamento e di controllo del territorio che, specularmente, permettevano di prevenire le mosse di eventuali assalitori, soprattutto dopo la deduzione di una colonia romana a Cales. In località Morretiello una piccola cinta controllava la strada verso Capua ed analoga funzione avevano quelle su monte Castello e monte S. Erasmo. La stessa posizione di Trebula permetteva il controllo di un valico lungo la strada che tagliava i monti Trebulani. Le rocche in rari casi, e probabilmente Trebula nel suo periodo più antico, ospitavano degli insediamenti abitativi, una sorta di urbs, come la Sepino sannitica. L’acropoli si trova a nord del pianoro che è fortemente urbanizzato. Lo spettacolo delle imponenti mura è affascinante. Inoltre, ed è questo l’aspetto che rende Trebula un insediamento fondamentale per la conoscenza dell’area -, portata parzialmente alla luce-, è da considerarsi uno scrigno della cultura italico-sannitica. Infatti, trovandosi l’insediamento per buona parte in pianura, come può agevolmente verificarsi da una visita in loco, è unico rispetto agli altri siti sannitici posti perlopiù a monte, e che perciò hanno subito il dilavamento pressoché totale dello strato archeologico che, a Treglia si è conservato per alcuni metri in altezza ed attende di essere indagato per portare alla luce altri tesori. Ritorno nel pomeriggio dopo colazione al sacco. L’escursione è da considerarsi turistica, pur se la parte in acropoli presenta maggiore difficoltà. Consigliato abbigliamento comodo ed adatto. Adesioni entro il 15 Giugno contattando www.cuoresannita.it; Cuore Sannita Facebook oppure Giuseppe 380 1874732 Escursione soggetta alle normative anti – covid. In caso di rilevante numero di partecipanti è prevista la possibilità di effettuare le escursioni in autobus o minibus. Pertanto è gradita, per esigenze organizzative, una prenotazione entro il termine ultimo del 15 Giugno.
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